Piantare alberi porta benefici che sono ora sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi duecento anni i paesi più ‘verdi’ sapevano a malapena cosa fare con i loro alberi. Pensavo fossero solo uno spreco di spazio. Ma grazie al grande cambiamento culturale ancora in atto, le foreste sono passate dall’essere considerate solo luoghi oscuri e temibili a qualcosa di invece semi-sacro e intoccabile.
John Vidal, giornalista del prestigioso quotidiano inglese
The Guardian, ha studiato questo fenomeno virtuoso che dà speranza nella lotta contro le cause dei cambiamenti climatici.
Alberti come strumenti di benessere
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Mantengono umidi i terreni
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Prevengono alluvioni e forniscono riparo
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Abbelliscono i paesaggi
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Proteggono le risorse idriche
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Aumentano la biodiversità
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Migliorano la conservazione e il benessere umano.
Lo hanno capito in tanti paesi, a loro spese. In Italia, per esempio, l’incuria dei territori ha portato a disastri naturali, come frane e alluvioni, che se non evitati potevano essere almeno limitati. Ma il trend positivo di riforestazione è ormai su scala mondiale:
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La Cina ha in programma di piantare foreste per un’area equivalente alle dimensioni dell’Irlanda .
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In ‘America Latina si sono impegnati a ripristinare 20 milioni di ettari di foreste degradate, lo stesso in Africa (oltre 100 milioni di ettari).
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L’India sta piantando 13 milioni di ettari di alberi.
Le più grandi minacce per gli alberi
Ripiantare è senza dubbio positivo, ma il problema è ancora molto serie. Una volta, la più grande minaccia per gli alberi erano i taglialegna e l’espansione dell’agricoltura. E’ ancora così, ma la deforestazione e il degrado causati dall’uomo rendono le foreste più vulnerabili al fuoco. Inoltre, le malattie, gli insetti dannosi e la siccità legata ai cambiamenti climatici rischiano di uccidere gli alberi in un numero sempre maggiore.
La riforestazione è un segnale positivo, ma non se
fatta senza criterio. Quando le foreste vengono piantate su scala industriale, così come succede di solito in seguito alle politiche statali, fino al 20% degli alberi può morire entro pochi anni. Il tutto con un costo molto alto per tutta la comunità, sia per i soldi spesi per l’attività di riforestazione sia per i mancati benefici dovuta ad una percentuale di insuccesso così alta.
C’è una soluzione? L’esempio del Niger
Si sta diffondendo sempre di più spesso un sistema noto come ‘agro-forestale’, in cui alberi e arbusti vengono coltivati intorno o tra le colture, spesso su terreni forestali degradati. Ci sono circa 2 miliardi di ettari di questa terra in tutto il mondo e ripristinarla con l’agricoltura agra-forestale non può solo mettere più cibo sulle nostre tavole, ma creare anche migliaia di posti di lavoro e combattere il cambiamento climatico.
Esempi positivi di questo sistema? Solo 30 anni fa il Niger era un paese povero, a rischio di siccità. Seguiva una politica di sviluppo consigliata dagli esperti dei paesi ricchi: intensificare la propria agricoltura, liberando vaste aree di terra e piantando enormi campi di grano e mais. Questa strada si è rivelata in molti casi sbagliata e il costo è stata la deforestazione.
La rivoluzione verde parte dal basso
Sono state però le persone comuni, e non lo stato, a cambiare questa storia in loro favore. Come racconta Fred Pearce, per risparmiare tempo i giovani locali che tornavano dal lavoro all’estero negli anni ’80 piantarono le loro colture senza prima liberare la terra dagli alberi, come si era sempre fatto prima. Con loro sorpresa, i raccolti di grano risultavano essere migliori che nei campi vicini che erano stati ripuliti da tutte le piante legnose. Quando la stessa cosa è accaduta l’anno successivo, i villaggi hanno capito il messaggio: gli alberi erano facevano bene ai i loro raccolti.
Da allora, qualcosa come 200 milioni di alberi in Niger sono stati piantati o incoraggiati a rigenerarsi in modo naturale su 5 milioni di ettari. Nei luoghi in cui gli alberi sono tornati, la produzione alimentare è aumentata di 600.000 tonnellate all’anno. La parte del governo in questa storia di successo è stata minima.
Gli effetti benefici della riforestazione sull’agricoltura, ma anche nel combattere gli effetti delle alluvioni, sono stati recepiti in molti altri paesi, come Pakistan, India, Malawi, Ethiopia e Mali, dove sono stati ripiantati migliaia di ettari di alberi.
È troppo presto per pensare che siamo ecologicamente più alfabetizzati, ma aumenta la consapevolezza del problema e la sensibilità della gente. Questa nuova rivoluzione verde parte dal basso, dalla gente comune, non bastano le leggi. Anche i governi se ne stanno, forse, rendendo conto.
Prox da fare:
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